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venerdì 19 aprile 2024

Catania-Fiorentina 2-1: viola sfortunati colpiscono due pali

28-01-2013
Mettendola un po’ sull’ironia, alla fine di positivo nella partita del Massimino qualcosa c'è: si trattava, infatti, dell’ultima gara di un gennaio a dir poco maledetto. Quattro sconfitte, compresa quella con la Roma di coppa Italia, e un pareggio col Napoli, seppur molto fortunato. Non è la prima volta per Montella di incappare in un primo mese dell’anno davvero storto. E’ successo a Roma e a Catania, cioè sempre dall’inizio della sua breve carriera da allenatore. Il trend negativo si è confermato anche a Firenze.
Evidente come il campionato della Fiorentina sia al momento diviso in due parti ben distinte tra loro. Tanto, tantissimo fino a prima di Natale, per la precisione fino al 3-0 di Palermo del 22 dicembre, l’ultima vittoria in casa viola. 35 punti nel girone d’andata sono un’enormità considerate le premesse e la storia degli ultimi due anni. Sul fronte opposto, però, un misero punto in quattro partite, senza dimenticare l’eliminazione dalla Tim Cup, rappresenta un bottino troppo scarno.
La domanda nello spogliatoio gigliato risuona forte: che sta succedendo? Non sembra esserci spiegazione di questo calo clamoroso, impensabile fino a un mese fa. Il giochino costruito con così tanta cura da Montella nel corso delle settimane sembra essersi rotto all’improvviso, sul più bello. L’ipotesi di un momento di difficoltà dovuto ad un breve richiamo, durante le feste, della preparazione estiva è subito da scartare. Lo stesso tecnico campano ci ha tenuto a ribadirlo durante la conferenza di sabato pomeriggio. La Fiorentina non ha metodi di allenamento paragonabili alle altre squadre, quindi nessun bisogno di sostenere esercitazioni dure e massacranti sullo stile di Conte e Zeman. Difficile rispondere a questa domanda. Ma i rimpianti, soprattutto alla luce di una giornata di campionato piena di sorprese, si moltiplicano. Prima la sconfitta della Lazio e il pareggio della Juve, poi gli stop di Roma e Inter contro Bologna e Torino. In tutto questo la Fiorentina “rimane al palo”, ancorata al quel sesto posto fisso ormai da un po’ di tempo, braccata dal Catania e superata dal Milan, battuto agevolmente a domicilio all’inizio di novembre.
L’errore peggiore che tutto l’ambiente potrebbe adesso commettere è quello di lasciarsi andare ad un catastrofismo senza precedenti. Servono equilibrio, pazienza e razionalità. Più facile a dirsi che a farsi.  Si sa che nel calcio quando i risultati non arrivano, ansie, preoccupazioni e nervosismi sono lì a far capolino. Il rischio è quello di buttare al vento quanto di buono fatto fino al termine del 2012 e di essere ricordati, sì, come la squadra rivelazione ma solo per metà campionato. Dirigenti, società, giocatori e Montella sono i costruttori di una bella “macchina” che ora ha rallentato la sua corsa. Serve capire come rimettere in sesto il “motore”. Il mercato può venire incontro a questo. Alla fine delle trattative mancano solo quattro giorni, durante i quali sarebbe fondamentale trovare un vice Pizarro. Quasi, se non del tutto, impossibile però. La sua assenza pesa come un macigno nell’economia del gioco viola. A proposito del cileno: come sta, che fine ha fatto? Anche sul fronte medico ci vorrebbe più chiarezza su un infortunio, quello rimediato dal  regista contro il Pescara, che si sta prolungando oltre i tempi previsti. Doveva rientrare contro la Roma ma di lui nessuna traccia nemmeno col Napoli e Catania.
Le responsabilità maggiori di questo periodo di appannamento stanno però agli estremi del campo. L’attacco, anche contro gli etnei, ha dimostrato ancora tutta la sua sterilità. Non è un caso che il momentaneo 1-0 sia arrivato nuovamente da calcio fermo – anche su questo ci sarebbe da riflettere – grazie ad un centrocampista, Migliaccio. La manovra, seppur non più fluida come prima, c’è ancora, le occasioni non latitano. Anche ieri sette limpide palle gol, di cui due pali. Ecco allora come non si spiegano le difficoltà degli attaccanti nell’andare in rete. La “favola” Toni sembra finita, definire Ljiajc un bomber è azzardato non poco, mentre Jovetic…E’ qui che sta l’inghippo. Nessuno pretendeva che JoJo fosse a fianco di Cavani nella classifica dei marcatori, ma 4-5 gol in più rispetto agli otto sin qui realizzati certamente sì. Quattro nelle prime tre giornate, poi una doppietta a Palermo alla diciottesima. Gli altri due a metà cammino contro Bologna e Cagliari. Evidente come ci sia un problema di mal distribuzione delle segnature oltre che di numeri. Utile in questo senso potrebbe essere il rientro dalla coppa d’Africa di El Hamdoui. Fiducia la merita anche Larrondo. L’argentino non suscita certo entusiasmo nel popolo viola, la fredda accoglienza che ha accompagnato il suo annuncio lo dimostra. Su di lui tutti, compresi i media, si sono già espressi prima ancora che il numero 18 abbia avuto la possibilità di mettere piede in campo. “Non serve a niente, ci vuole un attaccante vero” il commento più benevolo. Diamogli tempo e chissà che non possa essere d'aiuto come lo è stato Toni.
Le note dolenti arrivano anche dalla porta. Dopo Udine, Catania: ancora una volta Neto ha dimostrato di non essere in grado di mettere a proprio agio una difesa che avrebbe bisogno di massima tranquillità, ora soprattutto. Il ballottaggio tra numeri uno, a differenza di altri ruoli, non porta quasi mai benefici ma l’esperimento con il brasiliano è fallito. Perdere così l’Europa sarebbe imperdonabile; non è un caso che nel calcio a fare la differenza in positivo siano un buon attaccante e un buon portiere. La società, a questo punto, ha il dovere di convincere Viviano a rimanere. I tifosi hanno espresso tutta la loro solidarietà per il “compagno” di curva domenica scorsa , adesso sta a lui prendere una decisione. Il Bologna lo corteggia da tempo. La scelta è di quelle importanti. In gioco quella maglia amata fin da bambino, riconquistata con fatica e sudore dopo un decennio in giro per l’Italia.

Stefano Niccoli