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venerdì 19 aprile 2024

Rinvenuti 60 scheletri del V-VI secolo durante i lavori dei Nuovi Uffizi

13-02-2014

Nell'ambito del progetto Nuovi Uffizi, proseguono i lavori nell'area sottostante il salone di lettura della Biblioteca degli Uffizi, attigua a Piazza del Grano, che vedono impegnate ben tre soprintendenze (Polo Museale, Beni Architettonici e Beni Archeologici). Gli scavi, intrapresi al fine di far passare dei condotti che avrebbero dovuto alimentare le nuove sale del museo, dopo cinque mesi, hanno portato ad una scoperta straordinaria relativa ad un cimitero risalente al V-VI secolo d.C: 60 scheletri sono stati rinvenuti sotto il Vicolo dell'Oro.
Da quanto emerge dalle indagini nei primi secoli della nostra era l'area, che a quel tempo si trovava fuori dalle mura della città, era abbandonata e saltuariamente adibita ad attività di scarico di materiali edili. In seguito, dagli inizi del V secolo fino alla metà del VI, venne utilizzata come necropoli. La collocazione del cimitero sopra un rilievo nei pressi del fiume, in una zona comunque oggetto di inondazione nelle fasi di maggiore portata, e la posizione, talvolta scomposta, dei corpi sono chiari indizi di inumazioni realizzate in fretta probabilmente in concomitanza di un evento tragico che comportò la morte pressochè simultanea di un numero elevato di persone. La deposizione avvenne probabilmente calando i cadaveri dall'alto, spesso deponendoli testa-piedi e addirittura di taglio, al fine di sfruttare al massimo lo spazio disponibile. Inoltre non venne rispettato alcun criterio o rituale durante le fasi della sepoltura.
Tutti questi indizi hanno condotto all'ipotesi che questo elevato numero di morti sia stato causato da un'epidemia ad alto contagio e ad evoluzione acuta e mortale, come ad esempio la peste, il colera, la dissenteria o l'influenza, che rendeva impellente la sepoltura dei cadaveri per impedire che il morbo si diffondesse ulteriormente all'interno della città.
Questo ritrovamento ha un elevatissimo valore archeologico e storico, non solo perchè potrebbe attestare il diffondersi di una malattia infettiva mortale in quei secoli, ma anche perchè fornisce un campione di dimensioni notevoli della popolazione fiorentina tra tardo, antico e altomedioevo, che potrebbe permettere di disegnare un quadro degli allora abitanti di Firenze, delle loro condizioni di vita, salute, alimentazione e attività lavorative.
Sugli scheletri ritrovati verranno a breve effettuate tutte le indagini scientifiche necessarie all'acquisizione di dati storici più precisi: grazie alla datazione radiometrica col carbonio 14 sarà possibile stabilire il periodo esatto in cui avvenne l'epidemia, mentre le indagini sul DNA potrebbero addirittura svelare con precisione l'evento patogeno.
Certo è che il ritrovamento costituisce un documento eccezionale: la fotografia istantanea di una lontana Firenze colpita da una catastrofe di proporzioni immani.

di Greta Piccininni