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giovedì 28 marzo 2024

Convegno ''Delitti e pena: 250 anni dopo Beccaria'' nell'aula di Sant'Apollonia a Firenze

21-11-2014

Le carceri devono sparire. Un proposito del genere potrà apparire un'utopia o, ai più conservatori, un'eresia. Entrambe le cose, di certo, finchè non prenderà piede nella società la consapevolezza che simili metodi non possono riconoscersi nella nostra epoca, nata sotto il segno della tolleranza e del rispetto tra gli uomini. Esattamente 250 anni fa, Cesare Beccaria scuoteva le coscienze con il suo trattato "Dei delitti e delle pene". L'intellettuale lombardo, animato dallo spirito dell'Illuminismo, si scagliava contro il ricorso alla pena di morte e la pratica della tortura, che in maniera così disumana era diventata il simbolo della giustizia nel mondo. Il Granducato di Toscana fu il primo stato a recepire il messaggio nel 1786 con l'abolizione della pena di morte. In ricordo di quella conquista epocale si terrà venerdì 21, dalle 9.30 alle 19, e sabato 22, dalle 9.30 alle 14, nell'aula di Sant'Apollonia in via San Gallo, nell'ambito delle celebrazioni per la Festa della Toscana, un convegno dal titolo "Delitti e pena: 250 anni dopo Beccaria". All'iniziativa, organizzata con la collaborazione del dipartimento di scienze giuridiche dell'Università di Firenze e la Fondazione Giovanni Michelucci, prenderanno parte il governatore della Toscana Enrico Rossi e il presidente del consiglio regionale Alberto Monaci.

La situazione in cui versano le carceri italiane hanno innescato un acceso dibattito che ancora aspetta di trovare una sintesi. Piccoli passi sono stati fatti, anche se insufficienti a risolvere tutti i problemi. "Il sovraffollamento non è la sola piaga - ha spiegato Franco Corleone, Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della liberta personale - A Sollicciano siamo passati da 1000 a 750 detenuti, eppure i casi di suicidio non sono ancora scomparsi. Occorre rivedere l'intera gestione degli spazi e dell'amministrazione penitenziaria per garantire a queste persone la dignità umana". Le carceri della Toscana ospitano ad oggi 3367 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 3345. Le donne sono 109, mentre gli stranieri ammontano a 1609. Per quanto riguarda questi ultimi, ci troviamo spesso di fronte all'impossibilità di interpretare al meglio i loro bisogni, che richiederebbero il supporto di mediatori linguistici appositamente formati. Ancora oggi, ha ricordato Corleone, siamo in attesa della nomina del capo del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, oltre che di un garante nazionale dei diritti dei detenuti. Nel nostro ordinamento continua ad essere assente il reato di tortura, che invece ci viene richiesto dal Protocollo opzionale alla Convenzione Onu sulla Tortura.

Per info: www.consiglio.regione.toscana.it

di Massimo Vitulano