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venerdì 19 aprile 2024

Combattere la violenza di genere: riflessioni e musica a sostegno delle donne

19-11-2015

Il 25 novembre, come ogni anno dal 1999, ricorre la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza di genere, istituita dall’Onu per cercare di prevenire questa forma di violazione dei diritti umani attraverso la diffusione della consapevolezza.
Di violenza sulle donne, una pratica tra le più subdole, che si alimenta del pregiudizio della superiorità maschile e che purtroppo continua, incessantemente, a fare vittime, si è parlato alla conferenza organizzata dalle sezioni Toscana di Anse (Associazione Nazionale Seniores Enel), Anla (Associazione Nazionale Seniores d’Azienda) e Anatel (Associazione Nazionale Seniores Telecom Italia), con il patrocinio del Comune di Firenze.
La scelta di anticipare l’evento culturale rispetto alla ricorrenza istituzionale non è stata casuale, è piuttosto il segno del bisogno di parlare del fenomeno costantemente, non solo quando è il calendario a ricordarlo. Nonostante la dichiarata parità di genere infatti, i numeri - tra violenze fisiche e psicologiche, maltrattamenti e femminicidi - continuano a essere inconciliabili con la presunta civiltà della società contemporanea.

A fare il punto della situazione è stata la Dott.ssa Teresa Bruno, presidente della fondazione Artemisia, che dal 1991 si occupa di informazione e sensibilizzazione in merito. “Oggi il tema della violenza è stato sdoganato, è possibile parlarne, ma fino a vent’anni fa non era così. È stato soprattutto l’appoggio delle istituzioni locali a rendere possibile il lavoro dell’associazione e a dare sicurezza alle donne che vi si rivolgono” dice la Bruno. Nel 2014 sono stati 1490 gli accessi ai servizi di sostegno offerti, una cifra che non rispecchia del tutto la gravità del fenomeno, perché del 30% delle donne che nella loro vita subiscono almeno un episodio di violenza, sono ancora poche quelle che chiedono aiuto. Spesso si teme perché l’abuso avviene all’interno di una relazione affettiva consolidata a cui si crede di non avere alternative. Per poche violenza significa reato, e questo “Rappresenta una cultura dove è difficile nelle relazioni di fiducia vedere un comportamento come sanzionabile, infondo il marito ha sempre qualche diritto in più”. La consapevolezza che esistono associazioni a cui rivolgersi, che la risposta può essere positiva e non di stigmatizzazione, che la responsabilità non è della vittima è ciò su cui bisogna lavorare.
In rappresentanza del Comune di Firenze è intervenuta la vicesindaca Cristina Giachi. Nonostante qualcosa si stia lentamente muovendo, l’Italia è ancora troppo indietro in materia di discriminazione. E finché di violenza si interesseranno solo le donne, finché violento sarà sinonimo di mostro, allora nulla potrà essere risolto. “C’è un lavoro da fare, e lo possiamo fare a livello diffuso, anche a partire dalla lingua”, dice la vicesindaca, riferendosi a un progetto sviluppato dal Comune di Firenze in collaborazione con l’Accademia della Crusca per valorizzare il genere femminile nella lingua delle istituzioni. Le Amministrazioni pubbliche usano ancora troppo spesso un linguaggio declinato esclusivamente al maschile, e questo riflette in parte la tendenza di concepire questo mondo come riservato esclusivamente al sesso forte. Se gli uomini, anche attraverso il giusto uso della lingua, imparassero a capire che le donne possono occupare ruoli, cariche di potere, allora forse qualcosa comincerebbe a cambiare. Purtroppo ancora, per quanto si cerchi di fare, il numero delle violenze non flette, serve allora “Aprire la strada all’impegno per la costruzione di una società varia in cui uomini e donne interagiscono a ogni livello, anche al vertice”.
In caso di violenza, fondamentale è l’intervento delle forze dell’ordine. “Spesso occorre in ambiente familiare, domestico, e la donna non è consapevole di esserne vittima” dice il Capitano Angela Pepe della Legione dei CarabinieriQuesto può costituire un ostacolo alla richiesta di aiuto. Di qui l’importanza di creare accordi interistituzionali, di una sinergia forte tra gli organi competenti ”. La Regione Toscana ha avviato in merito il protocollo di intesa “Codice Rosa”, che prevede la costituzione di una task force tra personale socio-sanitario, forze di polizia e uffici giudiziari che nei rispettivi ambiti di intervento sostengono la donna vittima di violenza.
Anche Franco Pardini, presidente nazionale dell’Anse, ha sottolineato l’importanza di far conoscere questa problematica: pur leggendone ormai ogni giorno sui giornali, si ha nei suoi confronti una sorta di reticenza, si stenta a riconoscerne la gravità. Ma la consapevolezza è il primo e più efficace strumento per ridurla. Anse, con il 34% dei soci “in rosa”, sostiene il tema della non discriminazione, che è oggi un fenomeno endemico, interclassista, dei paesi sviluppati e di quelli in via di sviluppo.

A conclusione dell'incontro, l'esibizione al pianoforte di Umberto Zanarelli ha celebrato la figura femminile attraverso la riscoperta delle compositrici del primo e secondo Romanticismo. Anche il mondo dell'arte, infatti, è stato a lungo per le donne un ambiente ostile.

Francesca Ghezzi