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giovedì 28 marzo 2024

Programmazione settimanale del Cinema Spazio Uno di Firenze

07-03-2019
Ecco la programmazione del cinema Spazio Uno di Firenze (via del Sole, 10), questa settimana saranno proiettati i seguenti film:

"GREEN BOOK" di Peter Farrelly
Proprio là dove sembra impossibile, nell’America retrograda dei primi anni '60 tra misoginia, omofobia e odio razziale, nasce un rapporto di amicizia, lealtà e rispetto reciproco che va al di là del colore della pelle, delle tendenze sessuali e delle differenze culturali. Ispirato a una storia vera, "Green book" è un film on the road che concilia gli opposti. Tony Lip (Viggo Mortensen) è un buttafuori italoamericano del Bronx dagli atteggiamenti mafiosi che si guadagna da vivere grazie alla sua innata capacità di raccontare balle. Riceve un’offerta di lavoro che mai avrebbe pensato di accettare: essere l’autista di un nero per una tournée nel profondo Sud. Don Shirley (Mahershala Ali) è un tormentato pianista di musica classica imprigionato in un cono d’ombra: la sua educazione è quella di un bianco aristocratico e nulla lo accomuna, al di là del colore della pelle, alla condizione degli afroamericani, confinati nell’ignoranza e nella povertà. Il rifiuto di un’etichetta, il suo essere né bianco né nero, e al contempo il bisogno di appartenere a una comunità che lo rappresenti come individuo, rivestono un ruolo fondamentale nella scelta di affrontare il viaggio. Sulla consapevolezza dei rischi e delle situazioni spiacevoli con cui si dovrà confrontare, prevale il desiderio di cambiare la mentalità delle persone. Ma è davvero necessario far parte di qualcosa per essere accettati? Sarà proprio Tony ad aiutarlo in tutto questo suo faticoso cammino: con la sua innata allegria e attraverso la condivisione del cibo, della convivialità, aspetto -questo- che nel film mette in una gran bella luce la cultura italiana del calore umao e della generosità. Peter Farrelly arriva dritto al punto con ironia sagace, grazie alla chimica travolgente che si crea tra Ali e Mortensen. Quest’ultimo ancora una volta dà prova di grande versatilità. "Green book" è una storia del passato ancora molto attuale" -ha detto Viggo Mortensen- non dice al pubblico cosa pensare, non è un’imposizione, ma un invito a riflettere sulla banalità dei pregiudizi e delle prime impressioni".

"COPIA ORIGINALE" di Marielle Heller
In un certo senso, il titolo italiano del film, "Copia Originale", è piuttosto singolare. Come può un qualcosa che è copiato essere originale, e viceversa? Eppure, per una volta, il titolo italiano è quasi più sensato di quello vero  (“Can You Ever Forgive Me?”). Il motivo è la protagonista, e come è scritta la protagonista. Lee Israel è una copia della vera donna cui si ispira il film. Ma, al tempo stesso, è diversa dal personaggio reale, e perciò originale. Inoltre, il suo stesso personaggio è una copia dei tanti personaggi idiosincratici e misantropi che ultimamente popolano il cinema, ma risulta originale per una forza d’animo innaturale e per una velata dose di malinconia che stempera continuamente la sua ostinata chiusura sociale. A disegnare questo personaggio sontuoso, che si muove tra l’orgoglio a tratti esasperato ed una tristezza estremamente umana, oltre alla scrittura contribuisce soprattutto l’attrice. Siamo davanti, senza dubbi, alla miglior performance in carriera di Melissa McCarthy. L’attrice, abituata a ruoli comici spesso esagerati, avrebbe potuto facilmente cadere nella macchietta oppure alzare i toni. Invece mantiene a terra la sua Lee Israel, e le infonde una tenerezza difficilmente immaginabile vedendo la piega del film. Il film però, più che della storia, si interessa tanto dei suoi personaggi. Se la sua protagonista stupisce, fino a fare paradossalmente della sua misantropia un punto di forza, è possibile pure perché i duetti col personaggio di Richard E. Grant sono fantastici. Senza cercare il politicamente corretto, con una comicità che punta sempre al cinismo, i due più che tenere in piedi il film sono il film.

"LA CASA DI JACK- Uncut Version" di Lars Von Trier (V. M. 18)
Lars von Trier torna con un nuovo film molto atteso. Presentato come un susseguirsi di scene ultra-violente e insostenibili, "La casa di Jack" è un capolavoro, un film monumentale e allo stesso tempo intimo, intriso di umorismo nero, dubbi e domande. Si svolge negli Stati Uniti degli anni ‘70, per un periodo di dodici anni. Un uomo, Jack (Matt Dillon, impressionante dall’inizio alla fine), attraversa cinque episodi. Il film è strutturato in capitoli (“incidenti”, che significano omicidi). La storia è vissuta dal punto di vista di Jack, una persona tanto brillante quanto mostruosa, inquietante e tormentata. Considera ogni omicidio come un’opera d’arte. Nel corso del film, scopriamo i problemi personali di Jack, entriamo nei suoi pensieri attraverso una sua conversazione con un estraneo, Verge. Un mix grottesco di sofismi, autocommiserazione quasi infantile e spiegazioni dettagliate delle manovre pericolose e difficili di Jack. È facile vedere "La casa di Jack" come un autoritratto di Lars von Trier, in cui il crimine è paragonato a un atto creativo. Questa lettura è incoraggiata dal regista che più volte ha presentato il film come un atto processuale speciale. E torna -senza scuse- sui suoi errori, dopo la celebre conferenza stampa di Melancholia, nel 2011, che lo portò a essere escluso dal Festival di Cannes per sette anni. Ma sarebbe riduttivo giudicare il film sull’unico metro della provocazione. Questo nuovo film Von Trier sorprende continuamente per la sua ispirazione folle, ma propone anche una riflessione “vertiginosa” sulla creazione e il male. All’inizio del 2014, von Trier aveva deciso che il suo prossimo progetto sarebbe stato un film sull’inferno. Dopo lunghe ricerche sulle diverse rappresentazioni e significati dell’inferno, concluse che la vera domanda che lo interessava non era il motivo per cui qualcuno viene condannato all’inferno, ma perché è mandato all’inferno. Questo è il motivo per cui il lavoro preliminare lo ha portato a documentare vari casi di assassini psicopatici e serial killer e a condurre al personaggio centrale di Jack, mentre tutti i suoi film hanno avuto donne come protagoniste. Il cambio di prospettiva indica chiaramente il valore autobiografico di questo nuovo film.  Von Trier non è tipo da autocensurarsi, perciò "La casa di Jack" contiene tutti gli omicidi, le torture e le atrocità perpetrate da Jack, principalmente su donne e bambini. La preparazione e l’esecuzione degli omicidi sono intervallati da conversazioni in voice-over tra Jack e il suo misterioso interlocutore, Verge: l’opportunità di rivisitare i ricordi d’infanzia di Jack, di ascoltare varie favole e storie e di partecipare a conversazioni in cui l’assassino si esprime, senza ritegno, su arte, omicidio, donne e altri soggetti, spesso suscitando la disapprovazione di Verge che si rivelerà essere l’equivalente di  Virgilio che guidò Dante nel viaggio attraverso Inferno, Purgatorio e Paradiso.

"VAN GOGH - Sulla soglia dell'eternità" di Julian Schnabel
22 anni dopo Basquiat, Julian Schnabel, regista di Prima che sia notte e Lo scafandro e la farfalla, torna a parlarci della grande arte e lo fa portando al cinema gli ultimi, tormentati anni di Vincent Van Gogh. Il genio “maledetto” raccontato attraverso gli occhi di un artista contemporaneo, con la collaborazione di Jean-Claude Carriere per la sceneggiatura. Ad interpretare l’irrequieto pittore olandese Willem Dafoe, premiato alla Mostra d’arte Cinematografica di Venezia con la Coppa Volpi per il Miglior attore. Dal burrascoso rapporto con Gauguin a quello viscerale con il fratello, fino al misterioso colpo di pistola che gli ha tolto la vita a soli 37 anni. Tra conflitti esterni e solitudine, un periodo frenetico e molto produttivo che ha portato alla creazione di capolavori che hanno fatto la storia dell’arte e che continuano ad incantare il mondo intero. Un film sulla creatività e sui sacrifici del genio olandese, sull’intensità febbrile della sua arte, sulla sua visione del mondo e della realtà.
Willem Dafoe interpreta l'irrequieto pittore olandese, premiato al Festival di Venezia con la Coppa Volpi per il Miglior attore. Nonostante le sofferenze dell’artista nella sua esistenza, non c’è dubbio che abbia vissuto una vita caratterizzata da una magica, profonda comunicazione con la natura e la meraviglia dell’essere. Le convinzioni e la visione alla base del suo singolare punto di vista rendono visibile e fisico ciò che è inesprimibile: La semplice bellezza della natura.


"ROMA" di Alfonso Cuaròn
In "Roma" è difficile resistere alla commovente vicenda della domestica Cleo e del suo talvolta ottuso attaccamento alla famiglia che custodisce. Alfonso Cuarón ricorda la sua infanzia a Città del Messico, quando papà era sempre in viaggio d'affari, mamma Sofia accumulava libri tremando al pensiero di perdere quell'uomo, nei cinema fumosi si pomiciava e la domestica Cleo puliva costantemente le cacche dei cani dal vialetto. È un film sulla donna, l'ennesimo di questa Venezia di registi che inquadrano, con potenza, più Lei che Lui. Cuarón, regista di film diversissimi, da "Y tu mama también" a un "Harry Potter", per il suo dramma sociale sceglie un luccicante bianco e nero, inquadrature e movimenti di macchina accuratissimi. Se si potesse riassumere questo film straordinario in una parola sarebbe sicuramente: REALTÀ. Il Leone d’oro 2018 è un premio alla verità, raccontata senza schemi e senza veli dal regista. E' un racconto sincero, puro, vero. La sceneggiatura è tratta direttamente dalla memoria del regista che, per non rovinare la purezza del ricordo, si è servito di attori non professionisti e metodi di ripresa poco ortodossi: era il solo a conoscere la sceneggiatura per intero, gli attori la scoprivano giorno per giorno. Secondo Cuarón, infatti, nella vita «non si può davvero pianificare come reagire alle situazioni» e catturare in un film tali reazioni spontanee, non è semplice. Nel film i personaggi sono messi di fronte alla durezza della vita in più di un’occasione. Le loro potenti reazioni agli eventi, non sono frutto solo dell’intelligente direzione di Cuarón, ma anche di un inaspettato talento nella recitazione. Ed è per questo che durante la visione di "Roma", non si potrà fare a meno di sorridere, ridere e piangere insieme agli attori. Il dolore che il film racconta, è un dolore universale, che tutti conosciamo. L’effetto è lo stesso di un pugno nello stomaco, inflitto però da scene di una bellezza disarmante.


Ecco il dettaglio degli orari:
"GREEN BOOK" di Peter Farrelly
>>PREMIO OSCAR COME MIGLIOR FILM!!!
Giovedì 07/03 Ore 19:15
Venerdì 08/03 Ore 19:15
Sabato 09/03 Ore 19:20 - 21:40
Domenica 10/03 Ore 17:05 - 19:20
In Inglese con sottotitoli in Italiano

"COPIA ORIGINALE" di Marielle Heller
Giovedì 07/03 Ore 15:30 - 17:20 - 21:30
Venerdì 08/03 Ore 15:30 - 17:20
Sabato 09/03 Ore 15:30 - 17:30
Domenica 10/03 Ore 15:10
Lunedì 11/03 Ore 16:15

"LA CASA DI JACK- Uncut Version" di Lars Von Trier (V. M. 18)
Venerdì 08/03 Ore 21:30
Domenica 10/03 Ore 21:35
Lunedì 11/03 Ore 18:15
Martedì 12/03 Ore 18:15 - 21:15
Mercoledì 13/03 Ore 21:15
In Inglese con sottotitoli in Italiano

"VAN GOGH - Sulla soglia dell'eternità" di Julian Schnabel
Lunedì 11/03 Ore 21:15
Martedì 12/03 Ore 16:15
Mercoledì 13/03 Ore 16:30

"ROMA" di Alfonso Cuaròn
>>PREMIO OSCAR COME MIGLIOR FILM STRANIERO, MIGLIORE REGIA E MIGLIORE FOTOGRAFIA
>>Leone d'Oro alla Mostra di Venezia come Miglior Film
Mercoledì 13/03 Ore 18:45
In Spagnolo con sottotitoli in Italiano

Per ulteriori informazioni: www.cinemaspaziouno.it