Martedì 23 aprile 2013, alle ore 18.00, a
Villa La Pietra (via Bolognese, 120) sede della
New York University a Firenze è in programma la
conferenza "Da Mussolini a Disney: i ritratti fotografici di Ghitta Carell" con Roberto Dulio (Politecnico di Milano). Nella cultura e nella propaganda fascista l’immagine acquista rapidamente una centralità inoppugnabile: il volto di Mussolini, veicolato dalle fotografie e dai cinegiornali Luce in ogni angolo della penisola – e dell’Impero – comunica agli italiani le linee politiche e gli ideali di una società affluente e in marcia verso il progresso. L’intuizione propagandistica del Duce si trasmette rapidamente alla società, che soprattutto nelle componenti più vicine e sensibili al potere si conforma alla ricerca di un’immagine rappresentativa, ideologicamente allineata e simbolicamente persuasiva.
In questo clima si giustifica la vicenda, per più aspetti assai singolare, della fotografa ritrattista Ghitta Carell (1899-1972): colei che come pochi altri artisti seppe costruire «ritratti-immagine», capaci di interpretare, evocare, suggerire uno stringente connubio tra la personalità del soggetto fotografato e la volontà di autorappresentazione – del Regime e delle sue tangenze con gli intellettuali, con la borghesia e l’aristocrazia più progressista – facendo del personaggio fotografato, in virtù della pura forza figurativa, un protagonista del nuovo ordine politico, culturale e sociale.
Le personalità italiane più note – o aspiranti alla notorietà – degli anni trenta si susseguono nello studio di piazza del Popolo a Roma, dove Ghitta Carell si è ormai trasferita dopo l’esordio fiorentino e dove ritrarrà anche Walt Disney, in viaggio in Italia nel 1935. Il lavoro di Ghitta Carell leviga una sintesi espressiva che salda, in accattivante dialettica, le tensioni e i contrasti tra avanguardie e tradizione che segnano il dibattito artistico dell’epoca fascista.
Nell’acrobatica miscela figurativa della fotografa lievitano suggestioni desunte da contesti remoti, a volte antitetici, come la ritrattistica rinascimentale e barocca e il gusto glamour delle fotografie che consacrano il divismo degli attori d’oltreoceano.
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