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venerdì 26 aprile 2024

Reading del poema epico argentino ''Martìn Fierro'' alla Fondazione il Fiore

04-10-2013
Un reading con le lenti di oggi di un classico della letteratura argentina: il poema epico ‘El gaucho Martín Fierro’ (1872) di José Hernández (1834-1886), considerato un capolavoro del genere gauchesco. Un’occasione per rievocare, attraverso la tragica ed emblematica storia del gaucho Martín Fierro, un periodo difficile, di formazione della nazione argentina, ma anche per riflettere su problemi attuali quali l’emigrazione, lo sviluppo, il contrasto tra vecchio e nuovo, tradizione e globalizzazione. E’ l’appuntamento, a cura di Maria Giuseppina Caramella, che la Fondazione il Fiore di Firenze da lei presieduta organizza, insieme al Centro Studi Jorge Eielson, il 4 ottobre 2013 alle 17 nella propria sede di via S. Vito 7, nei pressi di Bellosguardo (ingresso libero). Le letture dal ‘Martín Fierro’, sia in lingua originale che nella importante traduzione italiana di Giovanni Meo Zilio, degli attori Sergio Aguirre e Manola Nifosì saranno precedute dalle introduzioni al poema di Hernández di Martha Canfield, ordinario di Letterature ispano-americane all’Università di Firenze, e Silvia Lafuente, ricercatore di Lingua ispano-americana nella stessa università. Sarà inoltre proiettato un video con musiche dell’epoca e seguirà un dibattito. Al termine dell’incontro è previsto un brindisi «alla salute di un binomio sempre più necessario: il rispetto delle radici e l’apertura nei confronti del diverso». Il Martín Fierro, spiega Martha Canfield, «pubblicato la prima parte nel 1872 - “La partenza” – e la seconda nel 1879 – “Il ritorno” –, continua ad affascinare i lettori del nostro tempo, anche quelli non necessariamente legati al contesto rioplatense, dove ha avuto luogo la storia insieme eroica e tragica del gaucho». Il dibattito tra “civiltà e barbarie” che aveva coinvolto gli intellettuali dell’epoca, continua Canfield, «era stato scatenato proprio dal contrasto tra i costumi degli abitanti originari di quelle terre – in particolare gli indios e appunto i gauchos, mandriani seminomadi, affini per tanti versi ai cowboy del Nordamerica – e il modus vivendi imperante nelle città, in particolare Buenos Aires». All’epoca le ondate migratorie che provenivano dall’Europa e soprattutto dall’Italia, servivano a “civilizzare” anche la campagna, imponendo nuovi costumi e contribuendo ad emarginare quelli che venivano considerati i “selvaggi” locali, ossia gli indios e i gauchos.

Per informazioni: www.fondazioneilfiore.it