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venerdì 29 marzo 2024

Un tocco di Venezia all'Opera di Firenze: in scena ''Il Campiello'' di Ermanno Wolf-Ferrari

23-09-2014
Nella programmazione di fine estate dell'Opera di Firenze trova spazio Il Campiello di Ermanno Wolf-Ferrari, opera che andrà in scena nelle seguenti date: il 25 e 30 settembre alle ore 20.30, domenica 28 settembre alle ore 15.30, il 2 e 4 ottobre alle ore 20.30.

Il campiello è la piazza veneziana, nella quale l'arrivo di un giovane squattrinato mette in crisi l'equilibrio dei personaggi. Vedove desiderose di risposarsi, figlie in età da marito e fidanzati particolarmente gelosi. Un divertente e malinconico omaggio, condito da riferimenti musicali a Mozart ed a Giuseppe Verdi, di Ermanno Wolf-Ferrari al suo amato commediografo veneziano, Carlo Goldoni.

"I suoi personaggi me li portavo dietro, a casa, nella mia fantasia di fanciullo. Ed a casa, con il mio teatrino di burattini, me li facevo vivere, rifacevo Goldoni. La passione viene da lì. C'era già nella mia anima Goldoni, e c'era già la musica
".
Così rispondeva Wolf-Ferrari a chi gli chiedesse il perchè del suo amore per l'opera.
Nato a Venezia nel lontano 1876, figlio del pittore tedesco August Wolf il quale lo ha incoraggiato a seguire studi artistici e musicali, ha frequentato l'Accademia di Belle Arti a Roma e l'Akademie der Tonkust a Monaco di Baviera. Nel 1899 riceveva il primo riconoscemento pubblico con l'oratorio La sulamita nella sua città natale, ma l'esito infelice della fiaba musicale Cenerentola (1900) lo ha spinto a trasferirsi a Monaco. In terra teutonica ha firmato Le donne curiose (1903), I quattro rusteghi (1906) e l'intermezzo Il segreto di Susanna (1909), lavori in cui apparivano evidenti i legami a Goldoni ed a Mozart, costanti nella sua produzione artistica. Dopo un lungo periodo di inattività seguito allo scoppio della Grande Guerra, componeva la simbolista Sly (1927), La vedova scaltra (1931) ed Il campiello (1936), veri e propri omaggi all'amato commediografo veneziano.

Il Campiello
nasce come commedia lirica in cinque atti scritta da Carlo Goldoni; la versione in scena a Firenze è ridotta e adattata da Mario Ghisalberti in tre atti.
I atto - È mattina in un campiello veneziano. La leziosa Gasparina, stanca di restare sempre chiusa in casa, spera di sposarsi presto; ha infatti già messo gli occhi sullo squattrinato Cavaliere Astolfi alloggiato nella vicina locanda. Egli dalla sua terrazza scorge però Lucieta, uscita sul balcone in attesa dell’amato merciaio Anzoleto, e ne resta invaghito. Anche Gnese fa breccia nel cuore del Cavaliere e la invita a prendere quanto preferisce dall’assortimento di Anzoleto. A questo scopo il merciaio entra quindi da Gnese, provocando così la gelosia di Lucieta. Intanto la vecchia Dona Pasqua e Orsola, madri rispettivamente di Gnese e di Zorzeto, valutano la possibilità di far sposare i loro figli. Quando Anzoleto scorge Zorzeto entrare in casa di Lucieta per donarle un fiore (da parte di Gnese, in realtà) ne nasce una vivace discussione. Dopo che tutti si sono ritirati, il Cavaliere e Gasparina si incontrano in strada, con la promessa di rivedersi presto.
II atto - Fabrizio dei Ritorti, zio di Gasparina, è disturbato dal costante chiasso del campiello. Compaiono Anzoleto e il Cavaliere Astolfi e, dopo che il primo dona un anello di fidanzamento a Lucieta, il secondo invita tutti alla locanda per festeggiare. Gasparina, che non vuole mescolarsi a gente tanto umile, rifiuta sdegnata. Dopo pranzo il Cavaliere, venuto a conoscenza delle ricche finanze di Fabrizio, gli chiede in sposa la nipote. Nel campiello intanto continua la baldoria, con brindisi e danze sempre più sfrenate.
III atto - Fabrizio, che stremato dalla troppa confusione è in procinto di traslocare, si ritira con il Cavaliere per discutere della dote di Gasparina. Intanto le schermaglie, con tanto di ceffoni e sassate, tra il geloso Anzoleto e Lucieta, finiscono per coinvolgere tutto il vicinato. Gli animi vengono rasserenati dall’invito a cena del Cavaliere, desideroso di festeggiare le sue imminenti nozze. Infine Gasparina, pronta a lasciare Venezia con il marito, saluta l’amato campiello. L'allestimento, in coproduzione con Fondazione Teatro Verdi di Trieste, si avvale della regia di Leo Muscato, premiato nel 2007 come miglior regista dall'Associazione Nazionale dei Critici Teatrali e già affermato nel capoluogo toscano, nel quale il "suo" Nabucco ha vinto il Premio Abbiati come miglior spettacolo nel 2014.

De Il Campiello ha detto:

"[...] Il Campiello, uno fra i testi più belli che l’autore veneziano abbia scritto, un affresco popolare e realistico di quel popolo che lui amava tanto osservare da vicino, spiare e “copiare”. Qui, lo spiazzo aperto di una piazzetta tradizionale, assume la forza di un universo chiuso, e autosufficiente. Un campiello terribilmente unito e severo nei suoi rituali vede i suoi instabili equilibri minati da una manciata di stranieri: napoletani, nobili o seminobili, borghesi. Da qui, lo scatenarsi di una buffissima battaglia per proteggere un universo mai davvero minacciato. È un affresco di una disarmante meraviglia per la sua verità e semplicità."

Per acquistare i biglietti ed avere maggiori delucidazioni sull'opera, consultare il sito: www.operadifirenze.it/events/il-campiello/

LB