Può l'opera di un singolo artista essere influenzata al tempo stesso dalla
cultura etrusca e dall'
arte fiamminga, dalla
pittura rinascimentale Tre-Quattrocentesca e da quella
metafisica, dalle istanze della
Nuova oggettività tedesca e dal
Realismo magico? Sì, se l'artista in questione si chiama
Marco Fidolini.
L'arte nasce dall'arte. Può sembrare una frase fatta, ma provate a chiedere ad un artista da dove prende l'ispirazione e molto probabilmente vi dirà: dall'assimilazione, metabolizzazione e rielaborazione delle opere realizzate da chi mi ha preceduto. O perlomeno, questa è stata la risposta di
Marco Fidolini, pittore, incisore e storico dell'arte di casa a San Giovanni Valdarno, dove da pochi giorni è stata inaugurata la mostra "Marco Fidolini. Polittici 1983/2015 (Epifanie metropolitane)", in programma fino al 31 dicembre 2015.
La rassegna, curata da Giorgio Di Genova, vuole
rendere omaggio ai 50 anni di carriera del pittore toscano superando il 'tradizionale' ordine cronologico. Infatti, per quanto nell'intera produzione di Fidolini giochi un ruolo fondamentale la tradizione, è altrettanto importante la costante tendenza all'innovazione, tanto nei temi quanto nelle forme. Per questo la scelta del
fil rouge è stata quasi automatica: i
polittici, tema che riassume perfettamente il lavoro del pittore, da sempre incentrato su cicli pittorici di forte impatto civile-esistenziale e metropolitano-industriale.
Per chi non sapesse di cosa stiamo parlando, un polittico è una "
pala d'altare costituita da singoli pannelli separati, racchiusi da una cornice al fine di dare all'opera una struttura architettonica". Insomma, già dal titolo della mostra appare immediato il collegamento con l'arte sacra rinascimentale toscana e nordica. Ma, come dicevamo sopra, sono molte le 'correnti' che hanno influenzato i dipinti di Fidelini, e basta uno sguardo per rendersene conto. Usando le parole del curatore, "
dai deserti paesaggi metafisici di Metropolis all'estraniante disumanizzazione del ciclo Sequenza, dai ritratti di Extra chorum al ciclo dei canopi giù fino alle trafitture con piercing del ciclo Sembianti ed infine alle contrapposizioni dei nudi delle Pomone odierne e delle donne inguainate nel latex, passando per il presagio di Esplosioni (Post Meidner) e per l'Autoritratto post-chirurgico (ulteriore appendice di Inventario autobiografico), Fidolini […] ha costruito per 'fotogrammi' pittorici un allegorico spaccato, oggettivamente realistico con indubbi sostrati visionari, senza dubbio rivelatori di molti aspetti della realtà dei giorni nostri.”
Con l'espressione 'fotogramma pittorico' Di Genova riesce a descrivere in due parole i dipinti di Fidolini, talmente dettagliati che ad un occhio non esperto potrebbero sembrare delle fotografie. Però attenzione, non dobbiamo fermarci all'apparenza: il sangiovannese non è un iperrealista, non si limita ad un'interpretazione passiva, per quanto fedele, della realtà. Al contrario, come scrive il curatore, costruisce un 'allegorico spaccato dei giorni nostri' in cui l'uomo esiste lateralmente come semplice oggetto biologico, vittima inconsapevole dei propri strumenti. Uno spaccato ossimorico – con la sua tensione tra fascino e repulsione, luce e ombra – che dimostra come Fidolini sia in grado di vedere il mondo comune in modo non comune.
Promossa dal
Centro per l'arte contemporanea "Casa Masaccio" nell'ambito del progetto
Toscana '900 Piccoli Grandi Musei 2015, la rassegna sarà allestita in quattro luoghi simbolici di San Giovanni Valdarno:
il Palazzo d'Arnolfo, la Pieve di San Giovanni Battista, il Museo della Basilica e la Casa Giovanni da San Giovanni.
Per maggiori informazioni:
www.casamasaccio.it di Elettra Rizzotti