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venerdì 19 aprile 2024

Misericordia e Ferragamo insieme per il restauro di “La Peste a Firenze del 1630”

04-12-2015
Grazie al fondamentale contributo della Salvatore Ferragamo SpA e di Ferruccio Ferragamo, presidente del gruppo, la Venerabile Arciconfraternita della Misericordia di Firenze è riuscita a riportare al suo originario splendore la tela “La Peste a Firenze nel 1630”, che raffigura uno degli scorci più noti della città: la piazza del Duomo vista da ovest, con il campanile di Giotto e la facciata del palazzo della Misericordia.

Appartenuto a una collezione privata fino al 1762, e conservato in uno stato di totale trascuratezza, il quadro fu donato in quell’anno alla Confraternita da uno dei Capi di Guardia della Misericordia, tale Gaspero Ciosi, a condizione che venisse esposto in Oratorio nel “giorno ottavo dopo il Corpus Domini”.
Questo imponente olio su tela, attribuito a un pittore fiorentino della seconda metà del XVII secolo non ancora identificato, è uno straordinario documento di febbrile vita cittadina nel 1630, anno in cui Firenze e gran parte del nord Italia furono flagellate dalla peste. Lo dimostrano la presenza di una maestranza intenta a lavorare con le tegole sul tetto del Duomo, le reazioni dei passanti alla vista degli appestati, il trasporto di abiti e viveri.
Sulla destra del dipinto, di fronte al palazzo della Misericordia, si vedono distintamente alcuni confratelli intenti a soccorrere gli appestati, compiendo due delle sette opere di misericordia: accudire gli infermi e seppellire i defunti. Nonostante lo scenario di morte, dunque, il soggetto è estremamente festoso, perché il popolo della misericordia è impegnato a salvare la cittadinanza; ne è una prova anche il volo festoso degli uccelli, in un cielo di un azzurro intenso cui il restauro ha finalmente reso giustizia.
Come illustrato dalla Dr.ssa Jennifer Celani, della Soprintendenza per le Belle Arti e Paesaggio di Firenze, la Cattedrale di Santa Maria del Fiore è priva di facciata, così come doveva presentarsi tra metà Cinquecento, quando fu smontata quella arnolfiana, e metà Ottocento, quando fu realizzata quella attuale. Il Campanile di Giotto svetta al centro della tela da assoluto protagonista, anche grazie all’adozione della prospettiva “manipolata”, che permette di risistemare la realtà per rendere visibile più di quanto l’occhio riesca a cogliere dal vero.
L’intervento di restauro, guidato dalla Dr.ssa Barbara Geroni, è servito a rendere più leggibile l’intera raffigurazione, parzialmente occultata da numerose e spesse stesure di vernici e da vecchie integrazioni pittoriche, ormai alterate e non compatibili con le cromie originali.
La Misericordia è riuscita così ancora una volta nel suo intento, conservare il patrimonio artistico in suo possesso così come è stato donato.

Francesca Ghezzi