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venerdì 29 marzo 2024

Teatro Studio: Laura Piazza è ''Ghertruda'', monologo del poeta Rondoni da ''Amleto'' di Shakespeare

18-03-2016
Al Teatro Studio "Mila Pieralli" di Scandicci venerdì 18 e sabato 19 marzo arriva Ghertruda la mamma di A. Gertrude, madre del principe Amleto, è la protagonista dell’intenso testo poetico scritto da Davide Rondoni, uno dei maggiori poeti italiani contemporanei, non nuovo a incursioni nel mondo del teatro. In scena c’è Laura Piazza, interprete sensibile, sapientemente guidata dal regista Filippo Renda. Nell’Amleto Gertrude è una figura misteriosa, oscura e un’aura d’imponderabile circonda i suoi atti. Laura Piazza amplifica e si nutre di questo mistero: in lei si fondono “dura regalità e un senso che tramortisce del destino”. Una produzione del CTB Centro Teatrale Bresciano.

In Amleto Gertrude è un personaggio di non facile interpretazione: travolta dagli eventi non sostiene il figlio, non capisce il suo agire e rimane fedele al nuovo re, il nuovo marito. In Ghertruda la mamma di A. il poeta Davide Rondoni immagina che la regina torni agli eventi della sua tragica vita cercando dapprima di difendersi davanti a una giuria immaginaria, di dimostrare la propria condotta impeccabile, poi tentando di condannare gli altri personaggi del dramma: Claudio, Amleto padre, il figlio Amleto e perfino Ofelia. Ma, come ogni colpevole, la regina non desidera altro che confessare per venire condannata, e così finalmente, può ammettere il proprio fallimento. La poesia di Rondoni, che ha spesso cercato il teatro, si colloca nella grande linea (minoritaria, in Italia, per numero di esperienze, ma da riscoprire e di cui riappropriarsi) del Teatro di Poesia, che vede in Mario Luzi (maestro di Rondoni) un punto di riferimento imprescindibile. Rondoni ha voluto donare questo monologo alla sua interprete, Laura Piazza, giovane attrice che ha lavorato con grandi registi, da Albertazzi a Calenda, da Carmelo Rifici a Claudio Longhi. La regia è di Filippo Renda e la produzione del CTB Centro Teatrale Bresciano.

“Nessuno ha più dato voce a Gertrude”, afferma Davide Rondoni, “agli altri sì, a lei no. Ora ha facoltà di parola. O forse di gèmito, di grido, di latrato e di bacio ancora. Lei la mamma di Amleto. E forse di noi. Un rischio farla tornare in scena. Lei così donna, così madre, così indomita. I morti dietro la vetrata continuano la loro strana festa. E lei ora dice: vi racconto io come sono andate le cose, come vanno nella storia di Amleto e di voi figli”.

Il testo si pone nel solco della tradizione dei monologhi di Testori, groviglio di religiosità e carnalità. Un cortocircuito tra l’alto lirismo e i rumori, irriverenti e dissacranti, della città metropolitana.

“La vicenda di Gertrude, personaggio quasi in ombra nel plot shakespeariano, affascina – come dice Rondoni – per quella componente di dolore e futilità, quasi assurdità, che la contraddistingue”, ragiona Laura Piazza, “è come se i gesti di questo personaggio fossero eterodiretti. Nel nostro spettacolo, la regina sceglie di riappropriarsi delle sue scelte, delle sue azioni, ma lo fa inscenando una confessione che nessuno le ha chiesto e che, in fin dei conti, si può leggere come una richiesta a esser condannata”.

Come nella migliore tradizione tragica, non siamo di fronte né a un personaggio integralmente negativo né integralmente positivo: nell’indeterminatezza e incoerenza delle sue intenzioni e delle sue azioni risiede il fascino del mistero che lei esercita. Anche se dice – o pensa di dire – sempre la verità.

“È una donna che difende la sua regalità con i denti, con tutte le armi che ha a disposizione”, prosegue Laura Piazza, “vuole essere madre, non solo di Amleto, ma di tutto il regno. Non è un testo consolatorio e non parla solo alle donne. Quella che esprime Ghertruda è una condizione universale: è simulacro del dolore che scaturisce dalla coscienza del proprio destino e della difficoltà, spesso insormontabile, di trovare il coraggio di autodeterminarlo”.

Ghertruda è espressione di una ‘alleanza’, di un itinerario di ricerca sul teatro di poesia militante e sulla parola poetica a teatro.

“Questo testo mi è stato donato da Davide Rondoni, con cui collaboro da qualche tempo, ed è divenuto il coronamento di un progetto di ricerca comune sulla parola poetica in scena. A Filippo Renda si deve poi il piglio forte e attento di questo spettacolo, prodotto dal CTB Centro Teatrale Bresciano, una realtà teatrale che si distingue per dedizione e coraggio”.

Il teatro è il luogo per eccellenza della poesia: la poesia è fatta per essere detta, pronunciata, fatta per risuonare ed essere condivisa. Tornare alla centralità della parola poetica significa riportare al centro dell’attenzione la nostra umanità, anche quella più oscura.

Per informazioni: www.teatrodellapergola.com