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venerdì 19 aprile 2024

Le opere di Piero Manzoni in mostra al Museo Novecento di Firenze

18-09-2018

Piero Manzoni è il protagonista della seconda mostra del ciclo espositivo Solo, ideato da Sergio Risaliti, in programma dal 18 settembre al 13 dicembre 2018 al Museo Novecento di Firenze (Piazza Santa Maria Novella, 10).

Parallelamente agli Achromes, realizzati da Manzoni dal 1957 fino alla fine del suo percorso, l’artista concepisce sin dal 1959 opere che sfuggono a qualsiasi categoria tradizionale (pittorica o scultorea). Nella primavera del 1959 Manzoni realizza le prime Linee; inizialmente un’unica linea orizzontale di inchiostro scuro è tracciata su un foglio di carta verticale da allestire a parete. Dall’estate dello stesso anno però l’artista traccia le sue linee su rotoli di carta di lunghezza variabile poi racchiusi in cilindri di varia natura dove un’etichetta riporta lunghezza, data e firma. La linea più lunga è la Linea di 7.200 metri realizzata in circa tre ore il 4 luglio 1960 a Herning in Danimarca. La linea più radicalmente “concettuale” è invece la Linea di lunghezza infinita (realizzata in vari esemplari nel 1960): un semplice cilindro di legno dove è solo l’etichetta che “in-forma” dell’“in-finito”. Sul finire del 1959 prende sempre più “corpo” l’indagine “fisiologica”, o appunto “corporale”, con la nuova serie dei 45 Corpi d’aria: in una scatola di legno vi sono un foglio di istruzioni, un palloncino bianco da gonfiare con un tubicino e un treppiede dove poggiare la “scultura gonfiata”. Dopo questa serie l’artista realizza anche Fiato d’artista (vari esemplari del 1960) dove il palloncino gonfiato è semplicemente apposto su una base quadrangolare di legno. Dal 1960 le sperimentazioni manzoniane diventano sempre più radicali: l’ultima mostra alla Galleria Azimut (spazio autogestito fondato da Manzoni con Enrico Castellani nel dicembre 1959) è l’“atto performativo” Consumazione dell’arte Dinamica del pubblico Divorare l’arte avvenuto il 21 luglio 1960. L’artista – quasi nelle vesti di sacerdote – offre da mangiare al pubblico uova sode con la sua impronta digitale concretizzando un atto di “comunione” tra autore, opera e pubblico. Parallelamente vi è la produzione delle Uova scultura, uova sode complete di guscio e impronta digitale conservate in piccole scatole di legno firmate e numerate. Il ciclo corporale-biologico-fisiologico culmina l’anno successivo, nel maggio 1961, quando l’artista produce le celeberrime 90 scatole di Merda d’artista da vendersi al prezzo corrente dell’oro per grammo. Nello stesso anno Manzoni realizza le Basi magiche, in più versioni, con le quali qualsiasi persona o oggetto può diventare opera d’arte fino all’estrema radicalità totalizzante del Socle su monde, la base del mondo, con la quale tutta la Terra è trasformata in opera d’arte. Gli atti demiurgici manzoniani, che aprono la strada alle future ricerche concettuali e performative, si concretizzano anche nel “ciclo” delle Sculture viventi: dal gennaio del 1961 l’artista inizia a firmare le persone come opere d’arte rilasciando un relativo “certificato di autenticità”. L’idea della “certificazione” è ulteriormente sviluppata, su un piano diverso, con le fotolitografie delle Tavole di accertamento edite nel 1962 da Vanni Scheiwiller con prefazione di Vincenzo Agnetti.

Nel percorso espositivo – che offre una panoramica delle principali tappe delle ricerche manzoniane – vi sarà anche un’appendice dedicata alla mostra “Monocromo”, esposizione collettiva tenutasi alla Galleria Il Fiore di Firenze nel gennaio 1963, che costituisce, molto probabilmente, l’ultima mostra italiana alla quale partecipa Manzoni prima della sua prematura scomparsa avvenuta a Milano per infarto il 6 febbraio di quello stesso anno.

L’esposizione, a cura di Gaspare Luigi Marcone, è realizzata in collaborazione con la Fondazione Piero Manzoni di Milano.

Per maggiori informazioni: www.museonovecento.it