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sabato 20 aprile 2024

Badili bianchi contro le morti sul lavoro

22-05-2007
Una carrellata di foto, normalissime, legate dallo stesso scioccante filo rosso: rappresentano il futuro mancato di Gabriele, tutto ciò che Gabriele avrebbe potuto vedere ma non vedrà mai. Gabriele, figlio unico, muratore è morto a 23 anni, schiacciato da una lastra di cemento, in un cantiere edile in Friuli; di lui é rimasta solo la tuta da lavoro. Per volere dei geneitori, quella tuta vuota è diventata la protagonista di un racconto breve, del quotidiano della sua vita mancata, raccontato dalla mostra fotografica "Storia del futuro non vissuto da Gabriele Simeoni", realizzata da Gianfranco Angelico Benvenuto, che dopo aver compiuto un viaggio itinerante nei cantieri edili del Nord Est, dal 1° giugno al 13 giugno fa tappa a Firenze alla galleria Feltrinelli International di via Cavour. Un'istantanea dopo l'altra, lo spaventapasseri color kaki di Gabriele attraversa il tempo presente, come uno spettro che grida un'assenza, l'assuefazione alle immagini choc, l'indifferenza al dolore altrui, la rimozione della morte. "Si deve e si può lavorare in sicurezza. Si lavora per vivere, non per morire", questo il messaggio che lascia la mostra. La mostra si completa con la foto-provocazione dei badili bianchi, a rappresentare un dato semplice e terribile: ogni sei ore, in Italia, una persona perde la vita sul posto di lavoro. Badili bianchi dove ancora brillano incerte le anime dei lavoratori che stanno per essere soppressi. Così in una performance surreale, la tuta vuota di muratore di Gabriele invita il Presidente Napolitano, nel cimitero di San Vidotto, ad estrarre simbolicamente il primo badile, perché queste fosse restino solo piene di terra e su di esse germoglino le primule e le margherite. E poi chiama anche gli altri politici, gli imprenditori, i progettisti, gli operatori di settore e… i lavoratori, per garantire la sicurezza sul posto di lavoro.