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venerdì 19 aprile 2024

Teatro Everest: ''Il mare in tasca'' di e con Cesar Brie

19-02-2011
Sabato 19 febbraio Cesar Brie porta in scena "Il mare in tasca" sul palco del Teatro Everest, in via Volterrana 4b, alle ore 21. E' la storia di un attore che, svegliatosi, scopre di essere stato trasformato in un prete. L’azione si sviluppa nella stanza del prete dietro la sagrestia. Il tema permette all’autore di rivedere la sua esistenza ed il prete permette all’attore di dialogare con Dio, nel quale non crede. Il pubblico fittizio, rappresentato sulla scena, permette al sacerdote di rivolgersi al pubblico reale senza confonderlo con il suo gregge. Deve essere chiaro: il personaggio del prete esiste affinché si accetti la sua irrealtá. Non si tratta di credere nella veritá della scena ma nella veritá della finzione. Un attore é un uomo che scolpisce un altro uomo tra gli uomini. La sua falsa autobiografia ha interrogato la vostra biografia? Su questo argomento l’autore e l’attore sono gli unici che non possono aprire bocca.

"Sono nato e cresciuto in un paese cattolico: L’Argentina Mi sono allontanato dalla chiesa a sedici anni ma ho potuto riflettere su questo rifiuto soltanto molti anni dopo, quando sono stato in grado di rivedere il mio passato. La religione allora rappresentava una via, un tragitto di azioni sociali e spirituali che affermavano la mia fede, la diffondevano e mi inducevano a comportarmi secondo le sue regole e ad osservare il mondo attraverso di esse. Nell’ abbandonare la religione, avevo coscienza di dover percorrere un’ altra strada. Mi sono dedicato al teatro e ho formato parte di quel movimento teatrale in cui il lavoro artistico si mescolava all’impegno sociale.
Non sono religioso ma non ho messo una pietra sopra le mie esperienze dell’infanzia e della adolescenza. Cosí, oggi, davanti ad un bivio nel mio cammino nel teatro, trovo una tonaca appesa ad un albero. La tonaca è quella di un prete Il bivio é la mia scelta di tornare a vivere e lavorare in America Latina, una terra così ricca da esportare caffè, mais, calciatori, scienziati, artisti, e così povera da non riuscire a tenerseli. L’albero dal quale pende la tonaca rappresenta questi anni di lavoro ostinato e di esilio volontario. I suoi frutti non sono soltanto le mie opere. Sono anche i miei errori, quello che ho distrutto, le fatiche inutili.
Sono il primo a stupirsi: i miei fallimenti hanno germogliato. Con quella tonaca e questi frutti ho costruito quest’opera
".
César Brie

Info: www.teatroeverest.it