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venerdì 19 aprile 2024

''La bella estate'', in scena a San Salvi la favola calcistica del 1982

07-09-2011
Mercoledì 7 settembre 2011 alle ore 21.30 a San Salvi va in scena "La bella estate". Pochi eventi nella storia d’Italia hanno segnato un punto fermo dell’immaginario come i Mondiali vinti dalla nazionale di Enzo Bearzot e Paolo Rossi nel 1982. Già ricchi di segni mitici, dall’urlo di Marco Tardelli all’esultanza del Presidente Pertini, si arricchiscono di ulteriori significati perché collocati in un momento di passaggio tra i cupi anni Settanta e i gaudiosi Ottanta. Ciascuno ricorda il luogo nel quale vide la mitica partita con il Brasile, o la finale con la Germania. E chi non c’era molte volte ha ripercorso quelle immagini, cercando di carpirne il nascosto segreto. In un itinerario di rilettura della storia d’Italia attraverso la canzone, i Magic Candle Corporation, cioè Riccardo Ventrella (che lascia per una sera i panni di Direttore dell’Estate fiorentina), Giacomo Aloigi, Matteo Rocchi e Thomas Härtl presentano La bella estate, il primo musical sugli anni del riflusso, che racconta la storia di quell’estate irripetibile, e di quel Mondiale così simile a un romanzo di avventura, eroico e avvincente. La formula è quella del teatro-canzone-conferenza con arrangiamenti dei brani personali e ispirati agli stilemi che hanno caratterizzato lo stile della band. L’io narrante è quello del commissario tecnico Enzo Bearzot, personaggio atipico, uno degli ultimi rappresentanti di un calcio autentico ormai scordato nel vortice della globalizzazione. La parte musicale punteggia il racconto come se uscisse da una radio, o entrasse da una finestra aperta sul calore di quell’estate. Sono canzoni italiane scelte non solo nel repertorio dei cantautori che andavano allora per la maggiore, come Dalla, De Gregori o Battiato, ma anche nel novero del pop così “splendido splendente” nei primi anni Ottanta. La loro scelta è dettata da un ricordo, da una sensazione, da una particolare esigenza del racconto; un’urgenza più forte nella scrittura si sommano storia e ricordi personali di chi, in quel 1982 era alle porte dell’adolescenza. A questo fa riferimento l’esplicita citazione di Pavese nel titolo dello spettacolo, il riferimento a un tempo mitico che non tornerà più. Così, attraverso una favola calcistica, rivive la storia di un Paese intento a un perenne cambiamento, sempre in cerca di una dimensione e di uno sprazzo di felicità. Per informazioni: www.chille.it